Sabato 6 maggio si è svolto l’incontro con don Massimo Camisasca dal titolo: Stiamo vivendo un inizio, non una fine.
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Il parroco di Santa Giulia, don Gianluca Attanasio ha introdotto l’incontro che poi si è svolto grazie alle domande fatte dalle persone presenti la sera. Di seguito alcuni spunti, in particolare le domande emerse durante l’incontro, per consultare il testo completo è possibile scaricare il pdf grazie al link in alto.
“Ci ritroviamo insieme per aiutarci e per sostenerci nella ricerca del senso della nostra vita. Questa sera Don Massimo ci racconterà la sua esperienza. Abbiamo voluto proporre un incontro molto libero, di domande.”
Don Massimo, parlando del suo ultimo libro uscito “La Straniera” spiega: “Come posso parlare della Chiesa aiutando quelli che leggeranno queste pagine a innamorarsene? Ho cercato di rispondere alla domanda: quando nasce la Chiesa? Ho cercato di vedere la nascita della Chiesa nei vari momenti della vita di Gesù.”
La prima domanda nasce dal desiderio di capire di più la questione della famiglia e del sacerdozio: «Quando parli della casa dici: Ogni casa cristiana è un tempio, dove tutto è luminoso, perché la luce è l’Agnello. L’esperienza di vicinanza con le vostre case è stata per me l’esperienza di vedere questo. Come quello che le vostre case vivono può essere utile anche per noi, che abbiamo una vocazione matrimoniale?». Si passa poi al tema fondamentale nella vita di tutti quanti: l’amicizia. «Cosa ci può suggerire per crescere nell’amicizia, perché l’amicizia non si blocchi di fronte ai problemi?». «Io sono molto attivo in parrocchia, ma non sento la vicinanza di Gesù. Come posso fare a sentirlo più vicino?». L’amicizia con Gesù. «Tanto più uno cammina nella Chiesa tanto più cerca un’umanità nuova. Spesso però io non riesco a vedere questa umanità nuova. Puoi farci degli esempi?». Cercate il volto dei santi. «Cos’è il gioco per la Chiesa? Come possiamo tenere uniti la Chiesa e lo sport?». Avere a cuore la crescita integrale dei ragazzi.
«Mi ha colpita la sua affermazione della Chiesa come la donna che ama. Come è possibile arrivare a questo tipo di affetto anche quando ci si è sentiti feriti dalla Chiesa?» Occorre fare l’esperienza dell’essere amati. «San Giacomo dice che la fede senza opere è morta. Visto che io desidero una fede viva, cosa significa operare? Non vorrei che la mia fede morisse senza portare frutto.»
La fede cristiana per sua natura è un evento sociale.
La fede cristiana è una fede che tende, che vuole esprimersi nella trasformazione della nostra vita. La lotta di Gesù contro i farisei è proprio su questo punto: «Queste cose che dite non sono assolutamente interessate a trasformare la vostra vita, anzi la vostra vita va tutta da un’altra parte. Siete ipocriti. Hypokrité in greco vuol dire attore. Siete degli attori, recitate una parte, la vostra fede è una parte da recitare, ma non ci siete dentro. Ecco l’importanza della frase di San Giacomo: la fede non può mai essere disgiunta dalla carità, non c’è fede cristiana senza carità, perché il contenuto della fede cristiana è la carità, Dio uno e trino, il figlio che si è sacrificato per noi e che ha donato il suo spirito e ha fatto nascere la Chiesa. Fede e carità non possono mai essere disgiunte. Una fede senza carità è un’ideologia, e una carità senza fede è una massificazione, è un progetto umano.