Ascolto e silenzio per far memoria del suo amore
Don Paolo Pietroluongo
Omelia XXXI domenica del tempo ordinario (3 novembre 2024)
La liturgia del giorno (Dt 6,2-6 e Mc 12,28-34)
Ascolta! Questo è l’invito della liturgia di questa domenica. Il più grande comandamento, enunciato da Mosè e poi ripreso da Gesù nel Vangelo, si apre con questo verbo: “ascoltare”. La prima cosa che Dio ci chiede, ancor prima di amarlo, è di ascoltare. Perché questa richiesta di Dio? E cosa implica l’ascoltare?
Dio ci chiede di ascoltare, cioè di fare silenzio, per riconoscere e far memoria del suo amore per noi. Il nostro amore per Lui, infatti, è sempre una risposta al suo amore per noi. Non siamo stati noi ad amare Dio, ma egli ci ha amati per primo. E allora fare silenzio vuol dire riconoscere di essere amati da Lui, voluti fin dall’eternità, desiderati dalla Sua presenza.
Se fai silenzio, riconosci questo amore e puoi rispondere anche tu a questo amore. Infatti, senza silenzio non puoi amare veramente. Chi ama sa perfettamente che le parole più dolci, gli atti di amore più belli nascono dal silenzio, dallo stupore di una presenza della persona amata, dallo stupore di qualcosa di grande che ci precede.
Amo questa esperienza del silenzio, perché attraverso di essa sono aiutato a riconoscere la mia dignità e il mio valore prezioso. A volte sono troppo superbo; altre volte mi annichilisco irragionevolmente. Invece, nel silenzio, riscopro le giuste dimensione di me stesso.
Amo questa esperienza del silenzio, dell’ascolto della Sua voce, anche se a volte è difficile e faticosa, perché in essa riscopro tanti tesori nascosti. E grazie ad essa posso donarmi a Dio in sincerità, con tutto me stesso, e ricordarmi che questo è il contenuto ultimo della nostra fede.
Abbiamo ridotto infatti il cristianesimo, ahimè, solo a capire dove inizia il peccato e a dove finisce…quanta pochezza! Invece, grazie al silenzio mi ricordo che posso dialogare con Dio, dirci quanto ci amiamo. E insieme amare le persone che Lui mi affida.
Ed è questo il contenuto del Vangelo: amare i fratelli come Dio ci ha amati. Che è decisamente più difficile. Perché amare Dio che non vedi può essere esperienza facile (Dio non ha difetti!); ma amare il fratello che hai accanto, di cui vedi tutti i difetti e i limiti, è molto più difficile. Ma ringrazio Gesù per aver fatto questa aggiunta, perché, nonostante sia difficile amare il fratello (e per il fratello amare me), egli è la strada, la possibilità concreta e reale di fare dei comandamenti di Gesù un’esperienza viva. Non ci vengono chiesti miracoli; non ci viene chiesto di camminare sulle acque, non ci viene neanche chiesto di fare discorsi intelligenti. Ma ci è chiesto di amare il fratello. È un comandamento semplice, ma allo stesso tempo difficile.
Guardando a Cristo, che è vero uomo e vero Dio, posso imparare ad amare Dio e i fratelli uomini che ho accanto. Abbiamo dunque la via, Cristo stesso. Portiamo davanti a Lui i volti delle persone che amiamo: con Lui impareremo ad amare più e meglio Dio e i fratelli.