Il miracolo della responsabilità con i ragazzi delle superiori
di don Paolo Pietroluongo
Che i ragazzi siano degli incapaci, è tutto da dimostrare. In questi mesi io ho fatto un’esperienza diversa. Non che non lo sapessi, ma tutte le volte che riaccade il miracolo della responsabilità, ne rimango commosso. Da inizio maggio fino a metà giugno, ho avuto l’onore di guidare un gruppo di più di 70 ragazzi delle scuole superiori che si sono spesi, anima e corpo, per la realizzazione di due grandi eventi in casa Santa Giulia: il Maggio in Oratorio e l’Estate Ragazzi. Durante il mese di Maggio i ragazzi hanno servito ai tavoli del nostro bar, gestito il registratore di cassa con gli scontrini, ricevuto gli ordini, cambiato i sacchi della spazzatura, pulito e sistemato (sì, in Oratorio lo fanno, a casa no, lo so…), e soprattutto risolto problemi. Altri ancora hanno montato il service per la musica: si sono organizzati tra di loro, hanno fatto dei turni e ogni giorno c’era una coppia che tirava cavi, sistemava livelli del suono e gestiva il mixer. Altri ancora hanno allenato i bambini e hanno imparato a gestire crisi di pianto dei più piccoli, delusioni per le sconfitte e a gioire con loro. Noi grandi c’eravamo, sì, ma un passo dietro di loro, ad osservare non visti: desideriamo che siano loro i protagonisti. Siamo intervenuti pochissime volte, solo quando la situazione era troppo complicata.
L’estate ragazzi, poi, è davvero il momento più atteso, dai piccoli ma anche dai cosiddetti animatori. Non amo questa parola: animatore presuppone che ci sia qualcuno che è morto e deve essere animato: ecco, i bambini non ne hanno bisogno, sono vivissimi. E poi la parola “animatore” fa pensare subito a delle strategie per intrattenere, tecniche di coinvolgimento…non è questa la nostra strada. Fin da subito, chiediamo ai ragazzi di incontrare personalmente i bambini, di chiamarli per nome, di conoscerli, spendere del tempo gratuitamente con loro durante i pasti, le uscite, i giochi, i momenti liberi. I ragazzi non sono dei carabinieri che sorvegliano i bambini. Si instaurano così dei rapporti di fiducia e di stima, fin dai primissimi giorni: è bellissimo vedere i bambini piangere alla fine del nostro centro estivo! No, non è un giudizio cinico, ma è la constatazione che i rapporti a tu-per-tu valgono sempre, non solo da grandi, e sono proprio questi a generare un luogo bello e accogliente come Casa Santa Giulia.
Alla fine di queste esperienze insieme, ho chiesto ai ragazzi cosa avessero imparato. Non sto ad elencare tutto, ma c’è come un ritornello che si ripete, anche se con diverse note: “Abbiamo imparato che spendendoci per la gioia degli altri, per la costruzione di qualcosa di più grande di noi, siamo più felici”.
Non è vero che i ragazzi sono incapaci: i ragazzi vanno solo stimati e responsabilizzati. Provateci anche voi, e vedrete che risultati!