Da Fraternità e Missione giugno 2024

Cristo rende qualsiasi  luogo familiare
solo perché Lui c’è

Nell’estate del mio primo anno di liceo, un sacerdote della San Carlo mi invitò, insieme ad altri cinque portoghesi, a fare una vacanza estiva di Gioventù studentesca con la comunità della Brianza. Le famiglie di un paio di ragazzi ci accolsero e ci ospitarono nei giorni precedenti la partenza. Senza conoscerci, ci accolsero in casa loro come amici solo perché appartenevamo alla stessa storia. Durante la vacanza, poi, ebbi modo di constatare che nonostante la distanza geografica e culturale, la quale non era immensa ma si faceva percepire, quei ragazzi facevano la stessa esperienza che io vivevo a Lisbona con i miei amici. Solo che noi eravamo 100, mentre lì c’erano 400 ragazzi tutti insieme.

In quell’estate ho scoperto che Comunione e liberazione era il posto per me. Sono nato e cresciuto nel seno di una famiglia “ciellinaˮ, e in quei giorni ho sperimentato quello che mi avevano regalato i miei genitori. Ho scoperto che Cl era la mia casa ma anche che il Movimento è un po’ dovunque nel mondo. È nata in me una spinta missionaria che in quel momento non si traduceva tanto nell’annunciare Cristo al mondo quanto nel riconoscerlo dentro la compagnia che il Movimento mi offriva. Quella stessa estate, sono tornato in Italia con la mia famiglia, al Meeting di Rimini. L’anno successivo i miei amici brianzoli hanno dovuto sopportarmi a Natale, Pasqua e per ben due volte in estate, prima alle vacanzine, poi di nuovo al Meeting.

Questo mondo che si era aperto davanti ai miei occhi durante il liceo, è esploso negli anni dell’università. Con gli studenti che arrivavano a Lisbona per l’Erasmus, ho avuto l’opportunità di ricambiare l’accoglienza che mi era stata fatta. In più, la possibilità di andare a trovarli durante l’inverno giustificava viaggi in Italia, Francia e Spagna. Infine, è arrivato anche il mio turno di fare l’Erasmus: Cile e Argentina sono stati le nuove case che ho scoperto. La comunità di Cl mi chiese poi di continuare a viaggiare: cercavano un volontario per tradurre gli esercizi spirituali degli universitari dell’Africa per i ragazzi del Mozambico. Così ho avuto l’opportunità di andare due volte in Uganda e una in Kenya.

A questo bellissimo girare il mondo, si è aggiunta negli anni dell’università un’esperienza molto significativa, cioè la caritativa con le suore di madre Teresa di Calcutta: catechismo e aiuto allo studio dei ragazzi in un quartiere povero di Lisbona. Lisbona è una città bellissima, ma questa zona non è tra quelle segnalate nelle guide turistiche. Le costruzioni sono brutte, e anche se non ci sono più la violenza e l’insicurezza di una volta, si respirano comunque tensione e malessere.

Le suore, originarie di diversi paesi del mondo, ci vivono comunque con un sorriso e un amore per la gente del quartiere che sono davvero sconvolgenti. Non guardano l’orologio per capire quando possono scappare e andare in spiaggia. Vivono lì e lì restano, felici e serene nonostante la sofferenza e la precarietà che respirano intorno. Con loro, ho cominciato a capire che veramente possiamo avere una casa dovunque, sempre che il padrone sia Cristo, che rende qualsiasi luogo familiare solo perché Lui c’è.

Il loro modo di stare con la gente si è tradotto in me nel desiderio di una vita consacrata, sacerdotale, che già sapevo essere piena di bellezza principalmente per la compagnia quasi quotidiana che la mia famiglia ha avuto con padre João Seabra, un sacerdote diocesano di Lisbona che ha accompagnato e guidato la nascita e lo sviluppo di Cl in Portogallo.

Così, avendo capito che Cl è il luogo giusto per me, vivendo un forte desiderio di missione e sentendomi chiamato alla vita sacerdotale, ho visto nella San Carlo il posto al quale Dio mi chiamava. Nel 2017 ho cominciato il cammino nella Casa di formazione con nuovi ma anche vecchi amici. Da quella prima vacanzina estiva di GS, infatti, ci siamo poi ritrovati in quattro nello stesso seminario.