Una comunità che educa
di don Dennis Bensiek

“Prima di qualunque altra cosa il cristianesimo è una vita”, disse una volta Benedetto XVI. È questo il cuore della proposta che facciamo ai ragazzi di 2° e 3° media: scoprire che la vita da cristiani ci aiuta a essere più veri, ma soprattutto più felici. Tuttavia, non pretendiamo niente dai ragazzi. Chiunque è il benvenuto: con le proprie domande, con i propri dubbi. Ecco, allora, il secondo aspetto della proposta: scoprire che l’oratorio – e quindi la chiesa in generale – è una casa che mi accoglie sempre; una casa in cui posso tornare dopo essermi allontanato; una casa che mi fa una proposta chiara, ma che non pretende da me dei passi che non sono ancora disposto a fare. Desideriamo aiutare i ragazzi a sperimentare che in oratorio non occorre mettersi alcuna maschera, non serve alcuna performance. Man mano i ragazzi scoprono di poter essere davvero se stessi e iniziano così a fare l’esperienza di un autentico perdono. Tutto questo favorisce il formarsi di veri rapporti di amicizia, capaci di superare il mero ambito funzionale o sentimentale.

Questo inverno, dal 3 al 7 gennaio abbiamo fatto una vacanza ad Alpette, un piccolo paese nella valle di Locana. Sono rimasto stupito davanti ai passi di maturità che tanti ragazzi hanno fatto. Uno di loro ha detto all’assemblea finale: “Questa vacanza è stata diversa da tutte quelle che abbiamo fatto prima. Forse eravamo di meno questa volta e lo ritengo un bene, ma penso soprattutto che la differenza stia nella serenità che abbiamo vissuto fra di noi. Mi sono chiesto: da dove nasce questa nuova serenità? Siamo già amici tra di noi, ma ora abbiamo fatto un passo decisivo: siamo cresciuti e maturati. Siamo diventati capaci di ascoltarci a vicenda e di stare bene assieme, anche con chi prima magari si faceva più fatica.”

È proprio vero. I ragazzi stanno diventando grandi. Si trovano in un passaggio importante della loro vita: sono ormai adolescenti. Questo cambiamento che coinvolge corpo, affetto e spirito, lo stanno notando anche nel rapporto tra di loro: si rendono conto che la loro amicizia non si fonda solo sui sentimenti, ma su qualcosa di più grande.

Una ragazza, invece, ha detto: “Abbiamo avuto tantissimo tempo libero. Ho percepito la fiducia che don Dennis e gli altri adulti hanno nei nostri confronti. Non ci trattano più da bambini, ma si fidano di noi. Pensano che possiamo usare bene il nostro tempo. Mi sono sentita più responsabile”.

A chi cresce e a chi matura vengono date anche più responsabilità. Crescendo i ragazzi si rendono conto di essere trattati come adulti.

Infine, un terzo ha detto: “Sono rimasto molto colpito dai momenti di preghiera. Di solito mi rompevano sempre le scatole, ma ho capito per la prima volta perché ce li proponete. Mi pesa quando don Dennis propone il momento di silenzio, ma dopo poi mi sento meglio. Mi sento più libero! Non guardo più solo ai miei problemi, ma riesco a guardare oltre.”

Mi accorgo che i ragazzi non stanno solo maturando nel rapporto fra di loro, ma anche nel rapporto con Dio: pregando e facendo silenzio scoprono di avere un’anima, una vita interiore, che è in grado di rivolgersi a Dio.

Sarebbe assurdo pensare che tutto questo sia solo merito di noi sacerdoti. Si tratta piuttosto di un lavoro comune tra sacerdoti, educatori e famiglie. C’è un nesso profondissimo tra il progresso spirituale di una coppia di genitori e l’educazione che i figli ricevono in oratorio. L’educazione cristiana investe tutta la famiglia, non solo i giovani. Così, tutta la comunità di Casa Santa Giulia scopre sempre di più di essere un unico corpo: una comunità che educa.