Note storiche

Note storiche

 

Alla scoperta della storia e delle opere d’arte che abbelliscono la magnifica chiesa in stile neogotico di Santa Giulia. Un’opera monumentale costruita nella seconda metà dell’ottocento, inserita nel borgo torinese di Vanchiglia e voluta dalla Marchesa Giulia di Barolo; la quale, con passione caritatevole, aveva costantemente soccorso i poveri e gli ammalati della zona.

La storia della chiesa

 

La chiesa parrocchiale di Santa Giulia è il primo edificio religioso in stile neogotico francese costruito a Torino, ed è situato in borgo Vanchiglia, a pochi passi dal centro storico della città. Il progetto del 1862 è dell’architetto Giovanni Battista Ferrante.

La marchesa Giulia Colbert Falletti di Barolo (1786-1864), che aveva più volte soccorso gli ammalati di Vanchiglia, volle finanziare un progetto per l’edificazione di una chiesa, fortemenet voluta dagli abitanti del borgo..

I lavori, sotto gestione di don Giacomo Trucchio, iniziarono nel 1862, su progetto di un giovane architetto, Giovanni Battista Ferrante (1834-1913). Purtroppo, la marchesa non riuscì a vederne la fine, poiché morì due anni prima del completamento dei lavori. La chiesa fu inaugurata il 23 giugno 1866 e titolata a Santa Giulia, vergine e martire cartaginese del V secolo, morta in Corsica, alla quale la marchesa era devota.

La marchesa Giulia di Barolo volle anche finanziare una struttura oratoriale a fianco della chiesa, progetto che però verrà realizzato molto più tardi, nel 1952. Nei sotterranei della parte orientale della chiesa invece, venne ricavata una piccola sala teatro, titolata a Giulia di Barolo.

Le spoglie della marchesa Giulia di Barolo (dichiarata Venerabile nel 2015) riposano definitivamente in questa chiesa dall’anno 1899 , le spoglie di Carlo Tancredi Falletti di Barolo vi furono traslate nel 2013.

L’architettura

 

La facciata esterna si distingue per il contrappunto cromatico rosso. È caratterizzata da tre rosoni, il cui centrale presenta la scritta latina Absit gloriari nisi in cruce Domini Nostri Jesu Christi. Lungo tutta la facciata sono presenti quattro statue in marmo di Carrara che raffigurano, nell’ordine, San Carlo Borromeo, San Pietro, San Paolo e il Beato Sebastiano Valfrè. Nella lunetta che sovrasta il portale centrale, un bassorilievo di Giuseppe Albertoni raffigura la virtù della Fede.

L’interno, con pianta a croce latina, presenta tre navate suddivise da alti colonnati.

Sono pregevoli gli arredi in legno ed in particolare il pulpito in legno scolpito.

Spettacolare il soffitto che rappresenta un cielo stellato.

La vetrata tripartita centrale raffigura Santa Giulia che abbraccia la croce, circondata da schiere di angeli.

Nel transetto destro è collocato un trittico raffigurante la Madonna con Bambino, mentre nel transetto sinistro vi è un crocefisso ligneo.

Due sculture interne che raffigurano i due coniugi Falletti sono poste nella parte antistante i due ingressi laterali alla sacrestia (a sinistra dell’abside), e della cappella della Madonna di Lourdes (a destra dell’abside).

Pregevole è anche la sacrestia, completamente rivestita in legno e decorata con icone di ispirazione russa.

 

Giulia di Barolo e Carlo Tancredi

 

Juliette Colbert nacque in Francia nella cattolica Vandea da nobile famiglia. Rimase orfana di madre a 7 anni; poco dopo, all’epoca della Rivoluzione, molti fra i suoi parenti, che appartenevano alle più alte sfere dell’aristocrazia francese, furono pubblicamente giustiziati. Negli anni dell’adolescenza fu inserita nelle damigelle d’onore di Giuseppina Beauharnais, prima moglie di Napoleone Bonaparte. Nell’ambiente della corte francese conobbe il marchese piemontese Carlo Tancredi Falletti di Barolo, che ella sposò il 18 agosto 1806, a Parigi. L’affetto tra loro, fondato sulla profonda fede di entrambi e sulla carità, divenne col tempo sempre più puro e più forte. Il marchese, originario di Torino, all’epoca occupata dai francesi, vi si trasferì con la sposa dopo il 1814. I due vissero presso il Palazzo Barolo, di proprietà del marito, all’epoca ritrovo per l’élite culturale e politica torinese, oltre che sede di alcune opere di carità.

Il prevalente interesse dei due coniugi fu, già da subito, per la beneficenza: Juliette, in Piemonte chiamata anche Giulia si dedicò all’assistenza delle carcerate, ed intraprese, insieme con il marito, iniziative benefiche: scuole gratuite, assistenza ai poveri e donazioni.Il marchese inoltre finanziò quasi interamente la costruzione dell’attuale Cimitero monumentale di Torino del 1828,  Con il marito Giulia fondò la Congregazione delle Suore di Sant’Anna. Il suo impegno a favore delle carcerate, con l’istruzione, con la provvista di vitto e abbigliamento decente, con l’igiene, arrivò a tal punto che, presentato al governo un progetto di riforma carceraria, il 30 ottobre 1821 il ministero la nominò soprintendente del carcere. 

Nel 1838 il marchese morì, e fu sepolto nel suo appena finanziato e costruito Cimitero monumentale di Torino. Tutte le opere di carità furono quindi gestite soltanto più dalla marchesa che, oltre alle opere torinesi, si preoccupò di lasciare tutti i beni per la fondazione dell’omonima “Opera Pia”.

Nel 1862, esattamente un anno dopo la Proclamazione del Regno d’Italia, la marchesa finanziò la costruzione della Chiesa di Santa Giulia

A partire dal 1845 circa, la marchesa si dedicò altresì al perfezionamento della coltivazione e della vinificazione del celebre vino Barolo, il preferito da Carlo Alberto di Savoia.

Juliette Colbert, la marchesa Giulia di Barolo, morì nel 1864 e fu sepolta a fianco all’altare maggiore nella sua amata chiesa di Santa Giulia. Le spoglie del marito sono state traslate nella stessa chiesa nel 2013 nel transetto destro a fianco del trittico.

Nel 2015 Giulia di Barolo è stata proclamata Venerabile dalla Chiesa, mentre il marito Carlo Tancredi è stato proclamato Venerabile nel 2018. Per entrambi è in corso il processo per la beatificazione.

L’organo Vegezzi Bossi

 

L’organo della Chiesa di Santa Giulia è stato costruiti nel 1901 da Carlo Vegezzi Bossi, considerato il massimo esponente dell’organaria romantica sinfonica italiana. I suoi strumenti sono un elegante compromesso tra l’organaria italiana e quella d’oltralpe (c. Donatoome Cavaillé-Coll). L’inaugurazione avvenne il 26/4/1902 e vi parteciparono quattro fra i maggiori organisti torinesi del tempo: Matthey, Remondi, Bono, Bersano (Atto di collaudo pubblicato nella rivista “Santa Giulia” del giugno 1902, a pag. 176).

Il funzionamento è assicurato da un sistema pneumatico-tubolare e fin dalla sua origine, alimentato elettricamente da un grande mantice situato in un locale attiguo alla cantoria. E’ strutturato in due tastiere di 58 note (D01 – LA5), pedaliera cromatica di 27 note (D01- RE3. Lo strumento è dotato di un totale di 27 registri reali e di 7 pedaletti per combinazioni varie e di pulsantini di ripetizione su entrambe le tastiere più due per l’espressione alla seconda tastiera e “schweller” a tutto organo. Sono presenti 1811 canne parte in metallo e parte in legno. Sul prospetto di stile Ceciliano appoggiano per tutta la lunghezza le canne di facciata in metallo “tigrato” formando tre cuspidi di cui la centrale più bassa.

L’organo situato nella cantoria a sinistra dell’altare (matroneo in cornu evangeli) e fa parte integrante della struttura interna della chiesa sia dal punto di vista architettonico, essendo ben visibile dalle navate interne, che dal punto di visto religioso dal momento che è usato per molte delle celebrazioni.