di Simona Pesco

I bambini non decidono di iscriversi al catechismo da soli. Sono altri che lo fanno. Solitamente sono i genitori che scelgono questo percorso per i propri figli. Le motivazioni sono svariate. Alcuni sono mossi da un genuino desiderio di proporre un’educazione cristiana, altri da un luogo dove trovare amici, altri ancora dalla considerazione che i sacramenti sia meglio prenderli da piccoli. Perché insomma si sa che se uno poi vuol sposarsi in chiesa meglio aver già fatto anche la cresima!

Ma i bambini cosa ne pensano? Anche se escludiamo arrivino al catechismo pensando al giorno delle nozze, è possibile che molti lo percepiscano come un dovere, come l’ennesima attività extra-scolastica. In realtà non è così, stando a ciò che hanno detto i piccoli di seconda elementare che hanno iniziato il primo anno di catechismo a Santa Giulia. Sono poco più di una trentina, bambini e bambine non più alti di un metro e venti, spesso sdentati e un po’ spettinati che varcano il cancello dell’oratorio il venerdì pomeriggio dalle 16.30. Ad attenderli ci sono Don Joao e cinque sorridenti catechiste.

Il primo giorno, appena arrivati si sono fatte le presentazioni. Poi Don Joao ha chiesto loro perché erano venuti li e che cosa si aspettavano. Le risposte sono state allo stesso tempo semplici e profondissime come solo i bambini sanno fare: imparare le preghiere, conoscere Gesù e l’Angelo custode.

Sono risposte che ci devono interrogare. Chi è che sa pregare? E chi ha imparato da solo? Chi di noi pensa di averlo fatto se gli stessi apostoli hanno dovuto chiedere a Gesù di insegnarglielo?

E chi conosce Gesù? E quanto lo conosce dato che è un mistero? Gli stessi apostoli dopo essere stati con lui tanto tempo ancora non lo conoscevano.

E, infine, l’Angelo custode. Quanti di noi conoscono quanto sono protetti e guidati dagli Angeli di Dio? E come pensiamo di conoscerli?

Ecco allora ascoltando le risposte dei bambini che si può scorgere un’aspettativa di grandezza, di bellezza, di serietà a cui siamo tutti chiamati a contribuire. Don Joao è il primo a farlo. Come? Nel modo più semplice possibile. Accogliendo i bambini e le bambine nella casa di Santa Giulia e mostrando loro la casa di Gesù. Infatti, dopo il benvenuto in oratorio con un canto di Don Pietro, i piccoli sono stati portati in Chiesa. Lì Don Joao ha mostrato le tre navate, il cielo stellato e le vetrate con l’immagine di Santa Giulia. Poi i bambini, in una Chiesa silenziosa hanno visto il luogo più importante di tutti, il tabernacolo. In quel luogo potranno sempre con certezza trovare Gesù ad attenderli.

Usciti dalla Chiesa li aspettavano i giochi preparati per iniziare a conoscersi meglio e a diventare amici. In realtà questa parte ha occupato la maggior parte del tempo del catechismo, ma del resto anche l’amicizia è una risposta alle domande dei bambini.

Poi alle 18 sono arrivati genitori e nonni – in alcuni casi anche cugini e vicini di casa – e si è conclusa la prima giornata di catechismo. E chissà se un domani, forti dei loro sacramenti ricevuti da piccoli, decideranno di sposarsi in Chiesa. Per adesso ci auguriamo trovino ciò che stanno cercando. Per questo preghiamo Gesù e i loro Angeli custodi.